Incentivi fiscali per il rientro di lavoratori in Italia

23 Novembre 2021
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Il controesodo dei cervelli

A seguito della pandemia e con i nuovi modelli sociali incentrati sullo smart working, che rappresentano ormai una continuità, sono molti i lavoratori italiani residenti all’estero che hanno scelto di far rientro nel nostro Paese lavorando da remoto. Una tendenza che ha riguardato molte figure professionali, in particolare i freelance che si sono prestati alla mobilità di rientro.

Il fenomeno del “controesodo” si lega a diverse misure volte ad attrarre risorse umane in Italia, prevedendo agevolazioni fiscali per tutti quei lavoratori che trasferiscono la residenza in Italia al fine di svolgere una data attività. Il tutto rientra sempre nell’ottica del sostegno allo sviluppo economico, culturale e scientifico del nostro Paese.

Rientro in Italia: le opportunità di lavoro

Il tema del rientro in Italia sta riguardando tanti lavoratori che erano all’estero per questioni di opportunità occupazionali e che, spinti anche dalla situazione legata alla pandemia, hanno deciso di rientrare sul territorio nazionale. I motivi che spingono i lavoratori a tornare in Italia sono di carattere familiare ed affettivo ma anche di qualità della vita che nel nostro Paese continua ad essere elevata.

Tutto questo si sposa con le modifiche delle modalità di lavoro introdotte a causa della pandemia, per freelance, nomadi digitali e non solo: si è passati dall’ufficio in presenza allo smart working, con una flessibilità che, in precedenza, era sconosciuta a molti. L’impressione è che difficilmente si potrà tornare indietro, ad un paradigma precedente che è stato buono fino al 2019.
Tantissime aziende e realtà produttive hanno mostrato una grande apertura verso questa modalità virtuale di lavoro, che riesce comunque a garantire una massima produttività anche da remoto. Ecco perché oggi un lavoratore può valutare l’ipotesi di spostarsi e di lavorare in un altro Paese; come quelli che decidono di far rientro in Italia o di venire a vivere qui per la prima volta. Operazione che implica alcuni passaggi preliminari come ad esempio l’apertura partita iva ed il trasferimento della residenza dall’estero in Italia.

Le misure per attrarre lavoratori in Italia

Quello di attrarre lavoratori dall’estero in Italia, nuovi o di ritorno, è un qualcosa che riguarda anche il Fisco al punto che, già da qualche anno, sono state intraprese misure agevolative in questo senso. Si è parlato anche di ‘rientro dei cervelli’, in aperta antitesi a quella che, anni fa, era stata chiamata la fuga dei cervelli, dei tanti lavoratori, spesso eccellenze, che dopo essersi formati in Italia decidevano di intraprendere la strada verso l’estero per lavorare.

Le misure per attrarre il ritorno dei lavoratori in Italia, recentemente riviste e rese più vantaggiose dal decreto-legge n.34/2019 (cd. Decreto Crescita), riguardano nello specifico:

 

1- Agevolazioni per ricercatori e docenti: il reddito prodotto in Italia da docenti e ricercatori residenti all’estero che rientrano nel nostro paese è soggetto a notevoli agevolazioni. Più nel concreto si parla di docenti e ricercatori che decidono di trasferire la propria residenza fiscale in Italia, per i quali è prevista una tassazione ridotta dei redditi di lavoro dipendente e di lavoro autonomo prodotti nel nostro Paese con riferimento alla sola attività di ricerca e docenza. Tali redditi concorrono alla formazione del reddito complessivo nella misura del 10% e sono esclusi dal valore della produzione netta ai fini dell’Irap.

Quanto alle agevolazioni per ricercatori e docenti ex art. 44 del DL 78/2010, viene previsto:
– l’incremento da 4 a 6 anni della durata del regime di favore fiscale;
– il prolungamento della durata dell’agevolazione fiscale a 8, 11 e 13 anni, in presenza di specifiche condizioni.

 

2- Vantaggi fiscali per lavoratori rimpatriati: una misura datata gennaio 2017, che prevede agevolazioni per lavoratori che decidano di trasferire la residenza nel territorio dello Stato. È prevista una tassazione agevolata sul reddito di lavoro dipendente e di lavoro autonomo prodotti in Italia.

Il regime degli “impatriati” di cui all’art. 16 del DLgs. 147/2015, il DL “Crescita”, con riferimento ai soggetti che trasferiscono la residenza in Italia dall’anno 2020, prevede:
– l’incremento dal 50% al 70% della riduzione dell’imponibile;
– la semplificazione delle condizioni per accedere al regime fiscale di favore;
– l’estensione dell’agevolazione ai redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente e ai titolari di reddito d’impresa;
– l’introduzione di maggiori agevolazioni per ulteriori 5 periodi d’imposta in presenza di specifiche condizioni (numero di figli minorenni, acquisto dell’unità immobiliare di tipo residenziale in Italia, trasferimento della residenza in Regioni del Mezzogiorno).
Possono accedere all’agevolazione anche i lavoratori impatriati non iscritti all’AIRE rientrati in Italia dall’1.1.2020, purché abbiano avuto la residenza in un altro Stato ai sensi di una convenzione contro le doppie imposizioni sui redditi nei 2 periodi d’imposta antecedenti il trasferimento.

3- Regime agevolato per i nuovi residenti: altra misura, quella che riguarda i nuovi residenti in Italia. Per persone fisiche soltanto che decidono di trasferire la propria residenza fiscale in Italia è previsto un regime agevolato, con la possibilità di pagare un’imposta sostitutiva forfettaria dell’Irpef sui redditi prodotti all’estero al posto della tassazione ordinaria. Da evidenziare che tale misura può avere una durata massima di 15 anni e può essere scelta da cittadini di qualsiasi nazionalità. Ad essere inclusi in questo regime di vantaggio sono i redditi che il nuovo residente in Italia produce all’estero; non quelli che invece andrà a generare all’interno del nostro Paese, che saranno tassati invece con le ordinarie misure.

 

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